Chiesa di S.Maria Assunta in Sabbioneta

0
0
0
s2smodern
powered by social2s
  • STORIA

    L’edificio che oggi ammiriamo fu voluto espressamente dal Duca Vespasiano Gonzaga, il quale ordinò, nel 1562, l’abbattimento dell’antica parrocchiale, eretta all’interno delle mura del castello, per dare corpo al suo sogno di edificare tutti gli edifici deputati a costituire una città ideale secondo i canoni umanistico-rinascimentali. Il Signore di Sabbioneta affidò il progetto della nuova chiesa a Pietro Martire Pesenti, detto “il Sabbioneta”, non disdegnando di occuparsi personalmente della fabbrica. Le pietre dell’antica parrocchiale demolita vennero riutilizzate per far sorgere la nuova, officiata dal 1582. Nel 1585 vennero ultimati i lavori all’abside e nel 1592 venne completato il campanile (differente dall’attuale). Il Duca Vespasiano non poté vedere compiuta quest’ultima opera, in quanto morì nel 1591. Nel vasto cantiere dell’Assunta lavorarono, accanto a molti artefici locali, anche personaggi di spicco come Bernardino Campi ed alcuni suoi collaboratori. Ogni secolo, fino ad oggi, ha lasciato la sua impronta, lasciando tuttavia intatto l’impianto originale.

     

  • ARTE

     

    L’interno della Chiesa di Santa Maria Assunta rivela un apparato grandioso, solenne: la struttura, a pianta longitudinale, crea uno spazio ben proporzionato, ad unica navata, sormontata da una volta ribassata, e contraffortata da setti murari trasversali, ricoperti da lastre di marmo rosso e bianco, che richiamano la bicromia della facciata e che, componendo dei robusti pilastri, racchiudono le cappelle laterali. L’impianto architettonico è evidentemente cinquecentesco, ispirato al modello di edificio ecclesiastico post-tridentino, mentre la decorazione che ricopre ogni centimetro quadrato è settecentesca, e costituisce un brano elegante e fastoso, garbato e fiorito, di stile rococò. L’intero apparato pittorico – dalla controfacciata all’abside – è dovuto al pennello di due valenti artisti di area emiliana: il piacentino Antonio Bresciani, che realizzò le figure, ed il parmense Gaetano Ghidetti, valente autore delle quadrature, ingentilite da prospettive, balaustre, con urne e tendaggi. La complessiva e accurata decorazione venne portata a compimento nel 1768, ispirata dal progetto iconografico di illustrare la lotta contro l’eresia e l’esaltazione delle virtù cristiane. Merita una visita la sacristia monumentale, fresca di restauro, che custodisce una copia perfetta della Madonna del Divino Amore di Raffaello Sanzio, un grande affresco di scuola veneta del ‘700, e lo spettacolare mobilio che segna il passaggio dal gusto barocco allo stile neoclassico.

     

  • SPIRITUALITA'

    Merita un discorso a parte la quinta cappella a destra nella Chiesa di S.Maria Assunta in Sabbioneta, dalle proporzioni grandiose, distinta da tutte le altre per eleganza, solennità, e preziosità. Nel 1684, su commissione della facoltosa Confraternita del SS. Sacramento, venne abbattuta la parete di fondo e la cappella esistente divenne l’atrio di un sontuoso sacello barocco, architettonicamente elaborato e ingentilito da stucchi, progettati e realizzati nel 1768 da Antonio Galli, detto il Bibiena, scenografo ed architetto teatrale, artista richiesto dalle più prestigiose corti d’Europa. L’occhio è catturato immediatamente verso l’alto dalla raffinata e scenografica doppia calotta, costituita da un leggerissimo traforo a giorno in cotto, dal quale traspare la volta esterna, di un intenso azzurro cielo. Tra le due coperture vi è un’intercapedine nella quale filtra luce naturale proveniente da piccole finestre esterne opportunamente occultate. Tale artificio architettonico e scenografico crea una vera e propria “prospettiva celeste”, come usava dire il Bibiena, e costituisce un’opera di autentica maestria, in quanto la volta interna, che appare di una leggerezza eterea, è in laterizio. Il neonato spazio, dall’ampia volumetria, fungeva da cappella del SS. Sacramento, e, soltanto in un tempo recente, è divenuto una sorta di arca delle reliquie, ivi conservate in numero cospicuo: 516 reliquie di santi – in particolare di martiri –. Si tratta di testimoni della fede vissuti in buona parte durante le feroci persecuzioni dell’epoca romana, in particolare dell’imperatore Diocleziano (III secolo). Vennero donate dai Pontefici Innocenzo X e Alessandro VII al sacerdote sabbionetano Don Marcantonio Lanfranchi, come ricompensa per il servizio prestato nella Curia Romana. Tra tutte queste reliquie spicca per importanza la Sacra Spina della Corona di Nostro Signore, esposta alla venerazione dei fedeli nel tronetto ligneo dorato posto sopra l’altare maggiore della cappella. Come pure va segnalato il Crocifisso miracoloso, esposto sopra l’altare maggiore, dono di S. Carlo Borromeo alla comunità di Sabbioneta.

     

  • 1